Vai ai contenuti

Tecnocapitalismo di Loretta Napoleoni

Salta menù
Circolo Togliatti-Subaugusta
Pd Roma - VII Municipio
Salta menù

Tecnocapitalismo di Loretta Napoleoni

Pd Togliatti Subaugusta
Pubblicato da Redazione in Cultura · Lunedì 28 Apr 2025 · Tempo di lettura 4:15
Tags: Tecnocapitalismoamazonteslagooglemicrosoftoligopolicriptovalutegigeconomylorettanapoleoni
Viviamo in un’epoca in cui la tecnologia, invece di emancipare, rischia di diventare strumento di controllo e disuguaglianza. In Tecnocapitalismo, Loretta Napoleoni racconta come un’élite ristretta di “tecnotitani” – a capo di colossi come Amazon, Meta, Tesla o Apple – abbia concentrato un potere smisurato, ridisegnando il capitalismo su nuove basi speculative, iper-finanziarie e digitali.
 
Internet, nato come spazio democratico, si è trasformato in un mezzo per consolidare oligopoli, privatizzare conoscenze e marginalizzare il lavoro umano. La gig-economy, le criptovalute, l’intelligenza artificiale e persino l’esplorazione spaziale privata diventano, nel libro, elementi di un nuovo paradigma economico e politico che minaccia salari, diritti e beni comuni.
 
Con un linguaggio chiaro e una visione lucida, Napoleoni ci conduce in un viaggio tra Big Tech e finanza globale, fino alle emergenze ambientali e geopolitiche. Il suo invito è netto: la trasformazione tecnologica non va subita, ma governata. Solo una nuova consapevolezza collettiva e un rinnovato impegno per il bene comune possono scongiurare il disastro.

Loretta Napoleoni, economista, giornalista e scrittrice di fama internazionale, vive tra Roma e Londra. È considerata una delle massime esperte mondiali di terrorismo finanziario e ha collaborato con importanti istituzioni internazionali, tra cui la Homeland Security statunitense e l’Esercito turco. Ha presieduto il gruppo sul finanziamento del terrorismo del Club de Madrid.
 
Le sue opere sono state tradotte in oltre venti lingue. Tra i suoi libri più noti figurano:
 
     
  • Democrazia Vendesi. Dalla crisi economica alla      democrazia delle schede bianche (Rizzoli, 2013)
  •  
  • ISIS. Lo Stato del terrore (Feltrinelli,      2016)
  •  
  • Kim Jong-un. Il nemico necessario (Rizzoli,      2019)
  •  
  • Sul filo di lana (Mondadori, 2020)
  •  
  • Economia canaglia e Maonomics (Il      Saggiatore, BUR)

Il suo ultimo lavoro, Tecnocapitalismo, uscito ad aprile 2025 per Meltemi Editore, rappresenta una delle più lucide analisi contemporanee sul rapporto tra innovazione tecnologica, potere economico e democrazia. Le grandi piattaforme digitali non sono più semplici attori economici: sono diventate i veri registi della modernità. Decidono cosa vediamo, cosa compriamo, come lavoriamo, persino come pensiamo. E lo fanno al di fuori di ogni controllo democratico, in un vuoto normativo che è diventato terreno fertile per la concentrazione estrema di potere e ricchezza. Questo libro, che ha il merito di porre le giuste domande, ci obbliga a guardare in faccia un’evidenza scomoda: il potere oggi non si esercita più solo nei palazzi della politica o nelle borse finanziarie, ma nelle linee di codice, nei server, nei dispositivi che portiamo in tasca. Loretta Napoleoni ci mette in guardia da un fenomeno che stiamo vivendo senza averne ancora piena consapevolezza: l’emergere di una nuova élite, quella dei cosiddetti "tecnotitani", che domina l’economia globale e che, grazie al controllo delle tecnologie digitali, è in grado di alterare gli equilibri sociali e politici ben oltre le frontiere tradizionali degli Stati.

A partire da questo scenario, il compito della politica non può essere quello di rincorrere il cambiamento, ma di governarlo. E governarlo significa ristabilire un ordine di priorità che rimetta al centro le persone, le comunità, i diritti. Non possiamo più permetterci di subire l’innovazione come se fosse un destino immodificabile o una divinità astratta. L’innovazione deve tornare a essere un processo umano, collettivo, orientato al benessere e all’inclusione. Non uno strumento per pochi, ma una leva per tutti.

E’ necessario sviluppare una visione della trasformazione digitale che non si limiti alla retorica del progresso, ma si misuri con le sue contraddizioni. Dobbiamo pensare a un modello di sviluppo in cui i dati personali non siano trattati come merce, ma come patrimonio comune da proteggere. Dove il lavoro non venga precarizzato, ma tutelato anche nei suoi nuovi volti, dalla gig economy all'intelligenza artificiale. Dove il fisco recuperi la sua funzione redistributiva, costringendo le multinazionali del web a restituire parte di ciò che estraggono quotidianamente dalle nostre vite. E dove l’accesso all’informazione, alla conoscenza, ai servizi digitali non sia regolato dal mercato, ma da una visione pubblica della cittadinanza digitale.

Abbiamo bisogno di un’Europa più forte, non solo nella capacità di normare, ma soprattutto nella volontà politica di fronteggiare questi nuovi poteri. La democrazia, per sopravvivere all’era degli algoritmi, deve dotarsi di strumenti nuovi e coraggiosi. Deve saper dire dei no, porre dei limiti, pretendere trasparenza, garantire equità.

Ecco perché abbiamo colto l’occasione di presentare un testo che ci invita alla responsabilità. Perché è proprio nei momenti in cui il potere si fa invisibile, che la politica deve tornare a essere visibile, concreta, presente. È una battaglia che parla del nostro futuro, ma anche del presente che viviamo ogni giorno: nelle scuole, nei posti di lavoro, nei quartieri, nei nostri rapporti quotidiani con la tecnologia.



Torna ai contenuti